The Microscope & Anna “Annina” Lorenzi

A circa un mese dall’uscita di questa raccolta di poesie, a voi la versione integrale della prima intervista rilasciata dall’autrice…

Con le domande di Marika Mendolia –

Dopo il lancio del mio ultimo libro, The Microscope. Una raccolta di scatti immortalati con la penna (#TheMicroscope Qualcuno le Chiama Poesie – dall’8 febbraio 2021, disponibile in tutti gli Store Amazon, cliccate qua!), in rete sono iniziati “a girare” estratti di miei Q&A… Oggi è con grande piacere che vi propongo la versione integrale dell’intervista, realizzata con Marika Mendolia, blogger e book influencer

Curiosi? Enjoy! 🙂

Marika: “Anna presentati brevemente: chi è Anna?”

Anna: “Brevemente? Anna è una Writer, Author & more… che prima di nascere era sull’astronave che aspettava di scendere! Per citare il mio stesso blog. 🙂 Sono una scrittrice, un’autrice e una sognatrice, con svariate passioni, che sa però anche tenere i piedi per terra. Sono una persona curiosa che ama tutto ciò in cui vede qualcosa di bello, profondo e Vero. E… ah, sì, sono anche una gran testona, una consulente… ma quelli sono altri discorsi, non vorrei annoiare! 😉 (E per chi volesse approfondire, qui il link alla sezione ‘Chi Sono’ dedicata a me e ai miei lavori letterari.)”

M.: “Il titolo della tua opera in uscita, The Microscope, da dove deriva?”

A.: “Il titolo mi è venuto in mente subito, quando il progetto era ancora nella sua primissima fase embrionale e senza pensarci affatto, di getto, in un certo senso (come, poi, tutta la raccolta è stata scritta). The Microscope per due motivi: ho pensato all’immagine del microscopio come simbolo del concetto di ‘studia l’atomo per capire l’universo’, quindi l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande, cosa che – in senso lato – può funzionare anche osservando i dettagli di una singola immagine, indipendentemente dal fatto che questa rappresenti un paesaggio, una persona, uno stato d’animo o della mente… Altra ragione, chiamatelo caso o destino, come preferiteThe Microscope era il soprannome che avevo dato alla persona con cui (e in parte grazie alla quale) questa raccolta è nata e si è poi sviluppata.”

M.: “Perché chiami i tuoi versi ‘scatti’?”

A.: “Beh, intanto, perché io non ho mai avuto la ‘presunzione’, per me quasi imbarazzante, di definire ‘poesie’ questo genere di testi che scrivo più o meno da sempre, da che ero adolescente; tra l’altro, motivo anche per il quale per i social ho creato l’hashtag #QualcunoLeChiamaPoesie: ed è la verità, non sono stata io definirli così! Che dire, credo nel valore dell’umiltà… Seconda ragione, perché mi piacerebbe che le persone prendessero questi scritti come immagini, come quadri appesi a una parete, come fossero delle istantanee, delle fotografie e, osservandoli, leggendoli, ci trovassero dentro quello che loro stessi vogliono trovare.”

M.: “Quanto c’è di te nell’opera e quanto vorresti che di te fosse capito?”

A.: “Quando io scrivo qualcosa, di me c’è dentro tantissimo. Non c’è solo quello, ovvio, ma sicuramente è una grande parte del tutto. Anche perché nel momento stesso in cui vado a osservare, interpretare, percepire e filtrare ciò che trovo fuori e dentro di me, sono inevitabilmente i miei occhi, il mio cuore e la mia mente a farlo, seppur magari in stretta connessione con qualcosa o qualcun altro.
Mah… onestamente, in questo caso, mi piacerebbe soprattutto che i lettori in generale si lasciassero andare, senza pensare a me, trovando – come dicevo – la loro interpretazione personale. Io ci tengo molto di più che il mio Io venga davvero capito in altri frangenti più intimi e che riguardano persone e/o situazioni a me care.”

M.: “Scrivi per comunicare o per dire qualche cosa?”

A.: “Dipende. Per prima cosa scrivo perché mi va di farlo. Scrivere è sicuramente anche il mio modo primo di comunicare, da che ho memoria. Scrivere, a volte, per me è addirittura un’esigenza. E… sì, posso anche scrivere per dire qualcosa a qualcuno, a uno solo o a molti. Ripeto, dipende da testo a testo, da caso a caso, e lo stesso testo può essere ‘indirizzato’ in modo diverso in base a chi lo legge.”

M.: “Cosa vuol dire per te essere scrittrice emergente?”

A.: “Non molto, sinceramente. Cerco di spiegarmi: a mio avviso, al di là delle pubblicazioni, del successo, delle copie vendute o, esempio stupido, delle famose stellette di Amazon, se si è scrittori e artisti in generale lo si è punto. Se poi vogliamo dare al concetto di ‘scrittore emergente’ il significato di ‘non sei famoso = sei emergente’ allora è un altro discorso che, però, mi interessa fino ad un certo punto e nemmeno così tanto. Oltre al fatto che, e lo dico senza alcun vanto o pretesa, io non mi definisco una ‘scrittrice emergente’. Scrivo da più di 25 anni, ho pubblicato, ho lavorato per blog e riviste, partecipato a concorsi, il mio sito ha un buon seguito sia in Italia che all’estero… Sono famosa e vivo delle mie opere? No. Ma da sempre cerco di fare il mio, la mia arte, di soddisfazioni ne ricevo, quindi… in tutta onestà, considerando tutto, non mi definisco una ‘fresca penna’ esordiente, ma una scrittrice.”

M.: “Hai un orario preciso in cui scrivi, un orario in cui pensi ti sia più congeniale?”

A.: “Per me il momento più congeniale per qualunque cosa è sempre la notte o al limite la sera. Però, mattino escluso, posso anche riuscire a scrivere nel pomeriggio, impegnandomi… 😉 ”

M.: “I tuoi ‘scatti’/versi possono sembrare eterei ma hanno anche molto di concreto come l’immagine di un tramonto, le mani che si intrecciano, come mai questi due modi di scrivere così differenti si fondono?”

A.: “In realtà non c’è un vero e proprio motivo, nel senso che non è una cosa studiata e decisa ‘a tavolino’. Come accennavo prima, sono tutti testi scritti prevalentemente di getto, vengono semplicemente così. In questi casi, le immagini, le emozioni e ciò che percepisco arrivano a me all’improvviso, in modo forte, quasi violento, come se mi attraversassero. E io non faccio altro che prendere tutto questo e metterlo ‘su carta’. Probabilmente questa fusione, come la definisci, può essere dovuta al fatto che quello è il mio modo di leggere e interpretare ciò che sento, vedo e vivo.”

M.: “Credi nell’ispirazione? O pensi che anche una programmazione dell’arte possa portare a una creazione?”

A.: “Sì, certo, credo nell’ispirazione. Senza ispirazione è davvero difficilissimo che mi metta a scrivere. Non escludo il fatto che un’arte programmata porti a una creazione, anche se non fa molto per me; credo piuttosto che – in certi frangenti e per certe opere – le due cose possano e debbano pacificamente e tranquillamente coesistere.”

M.: “C’è uno ‘scatto’ a cui sei più affezionata? Se sì quale e perché?”

A.: “Sono indubbiamente tanto legata a tutta questa raccolta per diverse ragioni personali. Sono particolarmente legata a più ‘scatti’ e non so se riuscirei a sceglierne uno su tutti. Proverò a citarne qualcuno, per non dilungarmi troppo… Lo ‘Scatto Zero’ perché da lì tutto iniziò; lo ‘Scatto Due’ perché una persona a me molto, molto cara, a cui lo dedicai, nel leggerlo mi disse sinceramente di essersi commossa; lo ‘Scatto Dieci’ perché ci ‘spetasciai’ il cuore ancor più del solito; e… sì, beh, lo ‘Scatto Extra’, nato quasi per caso, perché ha coinvolto a sorpresa un grande amico a cui, tra l’altro, è piaciuto molto.

M.: “Hai altri progetti poetici in mente?”

A.: “Al momento voglio curare per bene il lancio di questa raccolta sia per l’Italia che per l’estero (ricordo che esiste anche l’edizione inglese del titolo, sempre meravigliosamente tradotta da Starleen K. Meyer), possibilmente riprendere la stesura del sequel del romanzo, Incontrando Laura, senza trascurare il mio blog su cui, per altro, ultimamente pubblico testi inediti chiamati #DiGetto sullo stile degli ‘scatti’ di #TheMicroscope. Ad ogni modo, non escludo assolutamente la possibilità di lavorare in futuro su un altro progetto poetico tipo questo, anzi.”

M.: “Una sola frase che rappresenti The Microscope?”

A.: “Facciamo tre:
Forse qualcosa di nuovo… o è follia, oppure è strepitoso.
Mi piace l’idea di nascere.

E che nascita sia, The Microscope.

M.: “Ora due domande fatte da Silvia Negro di Ciclope Lettore: dalla tua intensa raccolta si deduce naturalmente che coesiste un’immensa passione per la vita e la sua più intima natura. C’è qualcuno in particolare che vorresti ringraziare per averti spronato a tradurre su carta questo tuo prezioso dono? A chi dedichi l’opera e perché?”

A.: “Oh, Silvia! Intanto ci tengo molto a ringraziare lei, tutto il team di Ciclope Lettore e i blogger per il lavoro che stanno svolgendo con me, per il supporto e per il fatto di aver creduto subito in questo progetto (e anche perché Silvia mi sOpporta praticamente ogni giorno da settimane! Mica come dirlo, eh? 🙂 ). Poi… cercherò di non ripetere del tutto ciò che si trova già all’interno del libro, ma – almeno in parte – è inevitabile.
Ringrazio e dedico l’opera a… mamma e papà, tutti gli amici che, da che ero ‘piccolletta’, mi hanno sempre letto con piacere, dicendomi di non smettere mai di scrivere; come – per citarne una – Federica Moschiano. Ringrazio tantissimo in modo particolare e dedico l’opera a… Lucia Codato, Writer Coach, perché con lei – e in parte grazie a lei – questa raccolta è nata e si è sviluppata sin dalla prima parola scritta. Senza Lucia The Microscope non sarebbe mai esistito e, per quel che mi riguarda, questa ‘raccoltina’ appartiene indubbiamente anche a lei e di tutto cuore. Ringrazio sempre e dedico l’opera a… la mia traduttrice, Starleen K. Meyer, perché, oltre all’amicizia, se tanto di quello che scrivo esiste anche in lingua inglese, tradotto in modo eccelso, è tutto merito suo e ne vado molto fiera. Ringrazio e dedico l’opera a… l’amico Max per avermi permesso di usare un suo pezzo per lo ‘Scatto Extra’, di essere stato il suo ‘Reader Zero’ e di averlo subito commentato con un ‘molto, molto, molto bello’. E… niente, per i ringraziamenti completi, andate al post dell’8 febbraio sul mio account e sulla mia pagina di Facebook! 😉 ”

M.: “Penultima domanda… Perché si dovrebbe acquistare la tua opera?”

A.: “Ma perché no?! LOL! No, OK, scherzo… Perché è genuina, autentica. Perché, penso, che se un lettore crede nell’arte, nella vera libertà di espressione, nell’originalità e nell’unicità… beh, in The Microscope troverà almeno una frase che lo farà sicuramente sorridere di cuore e che gli lascerà qualcosa.”

M.: “E per concludere: un saluto in versi a chi ci legge?”

A.: “Ha! Un saluto in versi… è la prima volta che me lo chiedono! Vediamo…

Amico mio, io ti ringrazio!
Di aver letto e approfondito,
per il tuo tempo e per aver seguito!

E che tu sia qui per caso o per destino,
con sincero affetto io ti saluto,
torna presto… se ti è piaciuto!

Vabbé, una cavolatina così, al volo… mica posso sempre essere troppo seria, sai? 🙂 ”

26 gennaio, 2021
Intervista a cura di: Marika Mendolia, Lalibraiamatta90, che ringrazio sentitamente
(IG: @la_libraia_matta90)

Booktrailer [IT]: Cliccate Play, Audio ON!

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Un Progetto “Original A19” – Anna “Annina” Lorenzi.
Copyright ©2020 Anna Lorenzi. Tutti i diritti riservati.

Reader “Zero”: Lucia Codato, Writer Coach – www.luciacodato.com
Reader “Zero” per “Scatto Zero”: Max Pezzali

Booktrailer, cover and book design: A19
Copyright ©2020 Anna Lorenzi.
Booktrailer’s music by: Gabriele Nisi