
Ancora con l’ultimo sogno del mattino appiccicato addosso, sorseggiando pigramente l’ennesimo Frappé per colazione (cosa che avrebbero capito in tre, ma forse anche meno e comunque andava già benissimo così), lasciò che la sua mente iniziasse a vagare attraverso universi paralleli, ricordi, attimi e sensazioni ormai impressi a fuoco nel suo stesso Io.
Senza sforzo alcuno, semplicemente lasciandosi andare, lasciandosi trasportare…
Immergendosi in apnea in quelle profondità, fino a quasi ad affogare, come diversamente non sarebbe mai potuto accadere, come sempre del resto.
Ripensò a tutto il tempo passato immobile, in attesa, osservando ogni dettaglio, sempre dalla concessa distanza.
Osservando, sentendo…
Permeabile ad ogni emozione trasmessa da quell’animo a cui era impossibile rimanere indifferenti.
Come un’antenna puntata verso il più forte dei segnali radio.
Ripensò a tutte le parole dette, a quelle mai pronunciate e a quelle che, forse, un giorno avrebbe avuto l’occasione di dire.
Rivide dinnanzi a sé istantanee congelate nel tempo e lì destinate a rimanere.
Quello sguardo, quell’abbraccio, quel sorriso, quella mano…
Immaginò e…
Si accese la prima della giornata e iniziò a scrivere, seguendo l’irrefrenabile flusso dei suoi pensieri per tempo indefinito, completamente rapito dalla sua stessa mente e da quelle fotografie.
Ad un tratto si fermò.
Deglutì l’ultimo sorso, accompagnato dal rumore dell’aria nella cannuccia.
Richiuse il suo taccuino e ripose la nera penna al suo posto.
Sorrise.
Il sole era già alto, l’aria che entrava dalla finestra aperta sembrava prospettare una buona giornata.
Il Frappé era andato.
Era ora di riporre tutto in un cassetto, almeno per un po’.
Era ora di andare.
Aspettando di incontrare Laura…
original photo:
“Television antenna” by George Hodan